Ai margini di una città che avanza con la cementificazione del territorio agreste e che continua a distaccare gli esseri umani dal “vivente” – una Natura residuale, pur intralciata da infiniti manufatti antropici, porta in sé una vita parallela pulsante, inaspettata.
La preziosità delle zone umide, dei paesaggi agresti, delle aree boschive, dei percorsi fluviali che ancora sopravvivono sono elementi costitutivi della nostra cultura profonda, vero habitat in cui l’umanità può ritrovarsi.
VENUS (When all the time had leaked)
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Un paesaggio distonico, costruito con pennellate come pixel, mostra una città in rovina.
Al centro una sagoma luminosa di donna entra nell’acqua (o ne esce?) – così l’acqua col suo moto crea cerchi di riflessi e rimanda bagliori all’intero paesaggio. Una Venere contemporanea che frammenta il buio.
I Piccoli Venus riprendono particolari dell’opera Venus, fino perdersi in un astrazione. come a sondare nella materia più sottile potenziali fonti di nuova energia.
ANSA DEL FIUME
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L’opera in quattro lastre di alluminio riproduce – come una grande acquatinta – il disegno di un’ansa del fiume che ambiguamente si mostra sulla lastra in riflessi metallici quando la luce è radente, o si nega, quando lo sguardo si sposta sulla superficie e le immagini si oscurano nei solchi.
DOPPIO SGUARDO
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Il disegno a china mostra la morbidezza delle anse e delle curve del fiume. Più a destra l’immagine continua a 220 gradi dentro una lastra che ne indurisce la sensualità e ne mostra una ferita – una segno rosso di guard rail: l’urbe che avanza e lo stringe.
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